Rosaria Zizzo
Rosaria Zizzo, Educatore Teatrale del Registro AEFT, è docente di lingua inglese nelle scuole superiori, dove ha ricoperto per sette anni il ruolo di Tutor docente referente del Progetto “In Scena per crescere nella Legalità” (da lei ideato) e successivamente di referente alle pari opportunità, al bullismo ed al cyberbullismo. Ha al suo attivo tre sillogi di poesie e quattro testi di teatro civile, più volte rappresentati sia nelle scuole che in diversi teatri.
Nel 2010 ha pubblicato l'Anima in parole, nel 2016, l' Edizioni Ordinarie, e nel 2020 la raccolta di poesie fogli e foglie e, nel 2021, “Condividere”.
Nel novembre 2017 al seminario “La scrittura e gli esercizi di improvvisazione teatrale” organizzato dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (AR); nel 2022 ai workshop “Educatore Teatrale” e “Teatro nelle scuole” con il docente Daniel De Rosa dell’Associazione Europea Formatori Teatrali – AEFT.
Scopriamo insieme i suoi obiettivi futuri e il suo pensiero sull'importanza del Teatro come attività formativa, di seguito le sue parole.
Parlaci un po' di te, della tua passione per il teatro e del tuo percorso formativo.
La passione per il teatro l'ho avuta sin dall'adolescenza. Ricordo che a 16 anni partecipai come interprete, nel ruolo di zia Margherita nel "Papocchio" di Samy Fayad, ma poi mia madre decise che non dovevo più frequentare questa scuola di teatro, non ho mai ben capito per quale motivo. In ogni caso i miei studi universitari fortunatamente mi hanno avvicinata al teatro, Pirandello e poi Shakespeare: il monologo che più di ogni altro mi ha colpita è l'orazione funebre di Marco Antonio per la morte di Cesare! Da allora i monologhi sono stati la mia passione tanto che poi a scuola, da referente alla legalità, coi ragazzi ho creato un gruppo di teatro "In scena per crescere nella legalità" e con i miei alunni ho portato sul palco alcuni dei testi tratti dai miei scritti.
Quali sono i tuoi obiettivi come attrice?
I miei obiettivi come attrice... beh, ci sto pensando perché anche se non sono più giovane ci sono parti per attori anche di età avanzata... Quindi, quando lascerò la scuola non solo potrò lavorare come formatrice nelle scuole per quanto riguarda il teatro, ma mi piacerebbe anche cimentarmi in qualche spettacolo, interpretare dei monologhi. In genere anche da spettatrice preferisco l'arte drammatica a quella comica ed in particolar modo il teatro impegnato, con tematiche a sfondo psicologico, che rispecchiano maggiormente la mia personalità.
Quali sono i tuoi obiettivi come educatore/formatore?
Il mio obiettivo come educatore e formatore è quello di entrare nelle menti dei ragazzi più da poeta che da insegnante, accendere una passione dentro di loro, perché in ognuno di loro c'è un piccolo artista e mi piacerebbe che loro amassero il teatro come l'ho amato io nella mia vita. Poi oggi, rispetto ai miei tempi, ci sono maggiori opportunità, come il teatro nelle scuole e diversi corsi di formazione.
Che tipo di metodologia hai adottato nel campo dell'insegnamento?
La metodologia che ho adottato è quella dell'amore: far leggere una poesia d'amore, un piccolo brano, farli innamorare, far nascere dentro di loro la passione, studiare a fondo i personaggi. Ad esempio, quando abbiamo portato in scena lo spettacolo tratto da un mio testo, "Edizioni Ordinarie ", che tratta delle stragi di Capaci e via D'Amelio in un dialogo immaginario tra Peppino Impastato e Giancarlo Siani, i miei alunni si sono innamorati dei personaggi che interpretavano, hanno fatto delle ricerche, degli studi approfonditi, insomma li ho fatti innamorare e poi da questo amore le cose vengono di per sè, spontaneamente.
Pensi che il Teatro e l'attorialità possano essere un diversivo nella vita dei giovani in questo preciso momento storico?
Nell'introduzione ad Edizioni Ordinarie ho scritto che il teatro è lo specchio della nostra società, attraverso il teatro si possono rivivere i momenti della nostra ed altrui vita, è la denuncia per eccellenza, il trasmettere ricordi e valori, parole che entrano nella mente e nel cuore e, attraverso l'interpretazione, è possibile rivivere le tragedie, i drammi e le speranze di chi li ha vissuti. Penso che questa forma di letteratura, che
amo particolarmente, si possa attuare nelle scuole e che attraverso l'interpretazione e la finzione e la fruizione degli spettacoli teatrali, gli uomini e le donne rimangano nel cuore e nelle menti che crescono e li allontani dalla imperante tecnologia dei cellulari che letteralmente sta rubando la loro mente, la loro fantasia ed il loro divenire.